“Ragazze Vincenti – la serie”, disponibile su Amazon Prime Video, racconta il cammino delle Rockford Peaches durante il primo campionato di baseball femminile.
Con l’entrata in guerra degli Stati Uniti, dopo l’attacco contro Pearl Harbor da parte dell’esercito giapponese, molti giocatori professionisti furono obbligati ad arruolarsi e partire per prendere parte al conflitto bellico mondiale. I campionati professionistici come la NFL e la Major League di Baseball vennero sospesi e tutta l’industria sportiva rischiava di subire un tracollo dal quale mai si sarebbe potuta risollevare. Alcuni investitori, come Philip K. Wrigley, il proprietario della squadra di baseball dei Chicago Cubs, decisero di fondare un nuovo campionato.
Sfortunatamente, non riuscirono a trovare abbastanza atleti da poter dare origine ad una nuova lega in grado di destare nuovamente l’interesse del pubblico pagante.

Messo alle strette, Wrigley decise di convocare un gruppo di investitori. Per sopperire alle gravi perdite economiche causate dalla guerra, propose di creare la prima lega professionistica di baseball femminile che prese il nome di All-American Girls Professional Baseball League (AAGPBL).

Approvato all’unanimità, il progetto del nuovo campionato prese ufficialmente forma il 17 marzo del 1943.
Da quel giorno avvennero le selezioni delle giocatrici che andarono a formare le prime quattro squadre della lega femminile di baseball: Rockford Peaches, South Bend Blue Sox, Kenosha Comets e Racine Belles, che al termine della competizione risultarono vincitrici.
La vicenda della All-American Girls Professional Baseball League (AAGPBL) ispirò “Ragazze Vincenti”, la pellicola del 1992 diretta da Penny Marshall con protagoniste le Rockford Peaches capitanate da Geena Davis. Il film fu un successo e, ancora oggi, è reputato uno dei migliori lavori della regista newyorkese capace, a trent’anni di distanza dalla sua uscita, di ispirare una serie TV distribuita da Amazon Prime Video.
Come nell’omonimo film degli anni ’90, “Ragazze Vincenti – la serie” percorre nuovamente il cammino delle Rockford Peaches durante il primo campionato della lega professionistica di baseball femminile, introducendo nuovi personaggi e nuove tematiche, ma cosa più importante, distaccandosi dall’opera originale di Penny Marshall.

Difatti, avendo a disposizione molto più minutaggio, “Ragazze Vincenti– la serie” riesce a sviluppare una trama molto diversa dal film senza però rinunciare ad omaggiarlo, affrontando tematiche delicate e dannatamente attuali che hanno reso la serie distribuita da Prime Video un prodotto a sé stante dal film del ’92.
L’omologazione razziale e l’identità sessuale diventano quindi, oltre al baseball che ricopre un ruolo principale nella vicenda, protagoniste assolute, rivelando anche alle menti più ingenue, la realtà vissuta negli Stati Uniti (anche se decisamente romanzata) durante gli anni ’40.
Nuovi e interessanti personaggi si trovano a ricoprire un ruolo sia primario che secondario nella storia. Come Greta (D’Arcy Carden), o Clance (Gbemisola Ikumelo), donne all’apparenza forti e determinate, ma volubili nel profondo, talmente intense e acute da rubare la scena spesso e volentieri alle due protagoniste della storia, Carson (Abbi Jacobson) e Maxine (Chanté Adams). Oppure Lupe (Roberta Colindrez), Jess (Kelly McCormack) e Maybelle (Molly Ephraim) i cui profili meriterebbero maggiore approfondimento in un’eventuale seconda stagione.

In ogni modo “Ragazze Vincenti – la serie” , attraverso le otto puntate che compongono la prima stagione, porta avanti due storie distinte tra loro ma che, trovano il modo di congiungersi in maniera logica, più che sensata. Senza mai cadere nel ridicolo.
Il rapporto che instaureranno le due protagoniste, seppur provenendo da due mondi diversi, sarà importante sia per Max che per Carson. Attraverso ogni singola, infatti, possiamo non solo capire i loro disagi emotivi, ma immedesimarci nei loro dolori.
Invero, attraverso il personaggio di Max Chapman (Chanté Adams), una giovane lanciatrice di colore che sogna di diventare una giocatrice professionista, Will Graham e Abbi Jacobson (i creatori della serie TV) riescono a mettere in scena una vicenda capace di narrare non solo le difficoltà del popolo afroamericano, costretto a subire le angherie di un società ancora profondamente razzista, (nonostante le leggi contro la segregazione fossero ormai in vigore dalla metà degli ’70 del 1800), ma anche le numerose difficoltà che una ragazza afroamericana era costretta a fronteggiare per riuscire a raggiungere i propri sogni.
Razzismo e discriminazione sessuale, sono quindi le enormi difficoltà che Maxine è costretta ad affrontare ogni singolo giorno della propria esistenza.
Invero, sebbene la schiavitù fosse stata ormai abolita, in molti stati americani (specialmente negli stati del Sud) per quasi un secolo furono in vigore le Leggi Jim Crow (citate anche nel terzo episodio della serie TV),un insieme di norme che limitavano i diritti dei cittadini afroamericani e favorivano la segregazione razziale in tutti i luoghi pubblici, dalle scuole ai mezzi di trasporto.

Carson, dal canto suo, non solo dovrà fare i conti con i suoi sentimenti, ma subirà una notevole evoluzione, soprattutto, grazie al personaggio di Greta.
L’identità sessuale e il baseball sono quindi il punto focale della serie, il cardine sul quale “Ragazze Vincenti – la serie” regge le sue fondamenta.

Dalle ristrette menti americane degli anni ’40 infatti, l’omosessualità era considerata un reato. Per tal motivo molti individui erano costretti a celare la propria natura e a nascondere le loro relazioni amorose, talvolta, in clandestinità.
Ma non solo.
Senza mai trascurare le vicende sportive che, puntata dopo puntata legheranno sempre più le componenti delle Rockford Peaches, “Ragazze Vincenti– la serie” riesce a mostrare al pubblico quanto le donne venissero strumentalizzate.

Le più attraenti entravano nella lega, le altre, invece, venivano scartate.
La bellezza ad ogni costo. Difatti apparire giovane e bella era molto più importante di essere brava e in forma sul campo da baseball (potete leggere l’approfondimento qui).
Freschezza e brio sono tra i punti di forza della serie, come i legami tra i vari personaggi: Clance e Max, Carson e Greta, Joy e Greta, Lupe e Jess, Max e Bertie (Lea Robinson).
Tuttavia, nonostante la serie di Will Graham e Abbi Jacobson, che veste anche i panni di Carson Shaw (una delle protagoniste), riesca ad appassionare e ad affrontare in maniera egregia le tematiche razziali, LGBTQ, e i valori sportivi, alcuni richiami al film a volte risultano forzati.
Un esempio lampante lo ritroviamo nell’inno dell’All American Girls, cantato in maniera fin troppo inaspettata e con poca logica. Fin anche la famosa frase pronunciata da Jimmy Dugan (Tom Hanks) “There’s no crying in Baseball” risulta forzata e, di conseguenza, evitabile. Anche se per i più fedeli al film di Penny Marshall, di sicuro farà piacere rivedere una vecchia conoscenza.

In conclusione “Ragazze Vincenti – la serie” è un prodotto estremamente godibile, ricco di una colonna sonora che spazia da Janis Joplin alle The Runaways che regalano alla serie quel tocco in più di unicità che serve. Serve solo sperare al rinnovo per una seconda stagione che, sarebbe necessario per chiudere o ampliare alcuni rapporti rimasti in sospeso.
Qui, di seguito il Trailer di “Ragazze Vincenti – la serie”.
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