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“Nope” segna il ritorno al cinema, tre anni dopo il successo di “Noi”, del regista e sceneggiatore Premio Oscar Jordan Peele.

In un’ambientazione desertica, degna dei migliori film western, Otis Junior “O.J.” Haywood (Daniel Kaluuya) e sua sorella Emerdal “Em” (Keke Palmer) gestiscono un ranch adibito all’addestramento di cavalli usati al solo scopo di comparire nelle varie produzioni cinematografiche. Tuttavia, dopo la prematura scomparsa del padre, Otis Senior (Keith David), gli affari di famiglia non vanno affatto bene, tanto da costringere O.J. ed Em a vendere alcuni dei loro migliori esemplari equini al Jupiter’s Claim, un parco divertimenti a tema western gestito da Ricky “Jupe” Park (Steven Yeun), un ex baby star che da ragazzino era stato protagonista di una soap televisiva con protagonista uno scimpanzé di nome Gordy. Ma tutto cambia quando O.J. ed Em avvistano un UFO che sorvola il cielo sopra la loro proprietà. I due fratelli Haywood decidono quindi di filmarlo per poi vendere il video a Oprah e risolvere tutti i loro problemi finanziari.

Ma se così non fosse? Se quello avvistato dai fratelli Haywood non fosse propriamente un UFO?

Otis "O.J." Haywood (Daniel Kaluuya) e Emerald "Em" Haywood (Keke Palmer)
Otis “O.J.” Haywood (Daniel Kaluuya) e Emerald “Em” Haywood (Keke Palmer)





Dopo tre anni di assenza dalla scena cinematografica, e dopo aver diretto i due horror sociali “Scappa – Get Out” e “Noi”, Jordan Peele torna a raccontarci una storia con un profondo sotto testo. Con “Nope” il regista Premio Oscar decide di abbandonare (anche se non del tutto) la tematica del razzismo girando un film sul cinema e su quanto possa essere spietato il mondo dello spettacolo. Il risultato è una pellicola tanto complessa quanto raffinata, che non si perde nei fronzoli dello spiegone finale lasciando il tempo allo spettatore di metabolizzare e quindi interpretare ciò che ha appena visto.

Nope: la metafora del mondo dello spettacolo nel fanta-horror di Jordan Peele
La fotografia di “Nope”, curata da Hoyte van Hoytema. Il direttore della fotografia aveva in precedenza lavorato a pellicole come “Lei”, “Interstellar” e “Dunkirk”.

Attraverso un ottimo uso del grottesco Peele riesce a sviluppare un forte senso di ansia, rappresentando tutto ciò che potrebbe essere fonte di turbamento, senza però rinunciare alla propria estetica autoriale.

Oltre a trasmettere una forte inquietudine infatti, “Nope” è un film che omaggia (e denuncia) il cinema stesso. In particolare, Peele punta il dito contro lo star system hollywoodiano, responsabile di ignorare, e quindi di mettere in ombra, tutte quelle maestranze dello spettacolo che contribuiscono a rendere grande la settima arte. Invero, i protagonisti di “Nope” sono i professionisti che lavorano dietro le quinte, schiacciati da quella parte dell’industria cinematografica, qui rappresentata con le sembianze di un enorme e misterioso super predatore, che si gode le luci del successo e della popolarità.





Ed ecco, per esempio, che la metafora della scimmia Gordy assume un ruolo di primaria importanza. Difatti, in un’unica conturbante sequenza, questa racchiude il senso della pellicola di Jordan Peele. Sfruttato da quella che dovrebbe essere la razza dominante (l’essere umano), lo scimpanzé decide di ribellarsi, dimostrando quanto importante (e feroce) possa essere la classe operaia dell’industria cinematografica.

Nope: la metafora del mondo dello spettacolo nel fanta-horror di Jordan Peele
Una delle scene più significative di “Nope”. A sinistra il pugno del piccolo Jupe Park, a destra la mano insanguinata dello scimpanzé Gordy. I due protagonisti di una soap opera statunitense stanno per scambiarsi un segno di intesa dopo una delle sequenze più conturbanti del film.

,E, soprattutto, la vicenda legata a Gordy, lascia lo spettatore atterrito e lo costringe a porsi una serie di domande. Si può scendere a patti con un predatore? È veramente possibile dominare la paura?

Come abbiamo detto infatti, “Nope” è una pellicola complicata che, dietro alla trama apparentemente semplice, cela molte sfumature e altrettante chiavi di lettura.

Nope: la metafora del mondo dello spettacolo nel fanta-horror di Jordan Peele
La sequenza più adrenalinica di “Nope” con protagonista Daniel Kaluuya. La pellicola segna la seconda collaborazione tra l’attore Premio Oscar e Jordan Peele dopo il successo di “Scappa – Get Out”





Mescolando abilmente l’horror e la fantascienza in un’ambientazione che ricorda il “Tremors” del 1990, Jordan Peele confeziona quello che potrebbe essere il lavoro più moderno della sua filmografia, omaggiando due cult degli anni ’70 come “Incontri ravvicinati del terzo tipo” e “Lo squalo”. Guardando “Nope” infatti è impossibile non cogliere la similitudine con “Jaws” e, proprio come la pellicola di Steven Spielberg, il feroce predatore che aleggia sopra le vite di O.J. e Emerald potrebbe rappresentare i terrori più remoti dell’animo umano. La presenza di un predatore tanto feroce quanto spietato potrebbe sembrare un’intensa metafora dello straziante senso di ansia che, al giorno d’oggi, pervade la maggior parte degli esseri umani, costretti a vivere in clima di terrore minacciati dalle assidue incombenze della vita.

Qui, di seguito il Trailer di “Nope”.





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