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George Harrison nasce a Liverpool il 25 febbraio 1943. Fa il suo ingresso nei Beatles ad appena diciassette anni ed è il più giovane del gruppo. Viene chiamato da Paul McCartney, suo compagno di scuola, per entrare nella band come chitarrista dedito agli assolo e la sua tecnica è subito motivo di stima per gli altri membri del gruppo. Inconsapevolmente si ritrova al fianco di quelli che diventeranno i due più grandi autori di musica pop del Novecento e questo, come è naturale, avrà i suoi lati positivi ma scaturirà in lui anche un certo senso di oppressione.
La sua personalità è limpida, essenziale, si può dire potente, ed è come divisa in due: da un lato è un ragazzo estremamente gentile e dolce, divertente e socievole, dall’altro è tormentato, arrabbiato, scontroso, solitario, alla continua ricerca di qualcosa in più.

George Harrison - All Things Must Pass
George Harrison

Durante gli anni Sessanta l’amicizia tra i quattro si rafforza enormemente e sembrano inseparabili, ma non mancano le tensioni e il senso di competizione. George inizia a scrivere canzoni solo dopo qualche anno dall’inizio della loro carriera e, se all’inizio si tratta di testi acerbi e incerti, alla fine del decennio, possiamo tranquillamente affermare, che il nostro chitarrista abbia invece raggiunto una certa maturità nella scrittura. Ciononostante, i due autori principali del gruppo, Lennon e McCartney, lo trattano superiorità, dando l’impressione di non essere realmente coinvolti nella registrazione delle sue composizioni, oppure ignorando completamente le proposte di George, inserendo un solo suo pezzo ad album, o poco più.

Negli anni il risentimento di George cresce, così come il senso di soffocamento e il desiderio di prendere la propria strada.
George Harrison - All Things Must Pass

A partire dalla metà degli anni Sessanta si avvicina al mondo orientale, abbracciando dunque la filosofia, la musica e la religione indiana. Quel vuoto che certamente percepisce attorno a sé, l’insoddisfazione che prova nei confronti del mondo materiale, trova una risposta nell’incontro con una nuova realtà. La meditazione. Il mantra. Il suono del sitar. E, soprattutto, le riflessioni profonde, sulla natura delle cose e del mondo, possono assorbirlo per giorni. La sua mente e il suo cuore si aprono a nuove percezioni e, sebbene all’inizio degli anni Settanta scelga di abbandonare la pratica del sitar, non abbandona mai quella filosofia, quella visione del mondo. Il pensiero che tutto sia interconnesso, che ogni cosa faccia parte di un unico grande tutto e che niente accada per caso lo rende nel tempo una persona sempre più spirituale, in grado di distaccarsi dalla materialità delle cose per apprezzarne e ricercarne la vera essenza.

Il ritorno alla musica pop occidentale avviene dopo un lungo percorso all’interno di sé stesso.
George Harrison - All Things Must Pass

Ritorna alle proprie radici in modo consapevole, pieno, rendendo inoltre le proprie canzoni pregne di significato profondo. Non cerca più dunque di raggiungere l’Altrove attraverso la musica indiana, sa di poterlo raggiungere aprendo il suo cuore e lasciandolo parlare attraverso il proprio suono, quello originario.

Concludo questo articolo riportando un testo che trovo significativo per comprendere la trasformazione e l’intero percorso compiuto da George Harrison: un viaggio che può essere d’ispirazione, se si ha voglia di prestargli attenzione, e, diciamolo, anche se si ha la forza di non farsi prendere dal terrore della Fine.


Parliamo quindi di All Things Must Pass, tratto dall’album omonimo pubblicato nel 1970. In questo brano l’autore tenta di esprimere come il cambiamento sia fondamentale per la vita materiale, e come l’inizio di qualcosa determini anche la propria fine, come la vita stessa nasca dalla fine di qualcos’altro.
La musica che accompagna il testo è una musica serena, il suono degli accordi è aperto, chiaro, inoltre la tonalità è maggiore, tutto sembra fiorire, tutto sembra seguire la propria natura.
Il mondo fisico è cambiamento puro e bisogna accogliere il cambiamento anche all’interno di sé, per migliorarsi, evolversi e andare avanti, ogni giorno.

Sunrise doesn’t last all morning
A cloudburst doesn’t last all day
Seems my love is up
And has left you with no warning
But it’s not always going
To be this grey
All things must pass
All things must pass away
Sunset doesn’t last all evening
A mind can blow those clouds away
After all this my love is up
And must be leaving
But it’s not always going
To be this grey
All things must pass
All things must pass away

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