Spesso una canzone viene utilizzata per enfatizzare il significato di una scena o di un’intera pellicola. È il caso di “Everlasting Love”, che possiamo ascoltare sia nel film di Joel Schumacher “Veronica Guerin”, sia in quello di Kenneth Branagh “Belfast”.
Nel 2003, il regista americano Joel Schumacher decise di raccontare la storia di Veronica Guerin. Quest’ultima era una giornalista irlandese che negli anni ’90 decise di portare avanti una campagna contro i signori della droga, rei di coinvolgere attraverso i loro traffici illeciti decine di ragazzini, la maggior parte dei quali, minorenni. La sua determinazione nel voler pubblicare la storia, la portò a scontrarsi con il narcotrafficante per eccellenza, John Gilligan.

Il film di Schumacher, uscito in Italia con il titolo di “Veronica Guerin – Il prezzo del coraggio”, ripercorre ogni aspetto dell’inchiesta condotta dalla giornalista del Sunday Independent, trattando argomenti delicati quali la tossico dipendenza e lo sfruttamento minorile. Un viaggio attraverso il marcio e la corruzione che dilagava nella Dublino degli anni ’90.
Una crociata, quella della Guerin, che portò all’istituzione del Criminal Assets Bureau (CAB), una divisione federale creata specificatamente per porre fine al dominio del crimine organizzato.

Veronica Guerin, che nella pellicola venne interpretata da Cate Blanchett, fu una delle più importanti giornaliste irlandesi. Madre e moglie felicemente sposata, tifosa accanita del Manchester United, nonché amica dell’attaccante francese Eric Cantona. Una donna caparbia che, nonostante i numerosi attentati alla sua vita e alle minacce contro la sua famiglia (in particolare contro il marito e il figlio), per mezzo dei suoi articoli di denuncia, riuscì a coinvolgere tutto il paese nella lotta contro il narcotraffico.
Quello di Joel Schumacher non è quindi un semplice biopic sulla vita di una delle più importanti giornaliste britanniche, bensì un film di denuncia contro lo sfruttamento, gli abusi e la corruzione. Ma del resto non è la prima volta che Schumacher ha utilizzato il mezzo filmico per incriminare un determinato tipo di comportamento (vedi “Il momento di uccidere”).
Chi invece ha scelto di raccontare una storia tanto delicata quanto delatrice è stato Kenneth Branagh.
Attraverso il suo ultimo lavoro, “Belfast”, il regista ha messo in scena una storia delicata ma, allo stesso tempo accusatoria. Branagh infatti punta il dito contro la persecuzione perpetrata negli anni ’60 dalla popolazione irlandese di fede protestante verso coloro che professavano la religione cattolica.

“Belfast” è quindi un racconto semi autobiografico. Attraverso gli occhi del piccolo Buddy (alter ego infine dello stesso Branagh), narra le vicende di una famiglia protestante dell’Ulster (una regione irlandese) appartenente alla classe operaia. Ambientato nell’agosto del 1969, durante le famigerate rivolte dei lealisti protestanti, il film di Branagh si concentra sulle dinamiche legate alla famiglia di Buddy che, pur essendo di fede protestante, vive in un quartiere prevalentemente abitato da cattolici e, al contrario di molti agitatori, non nutre nessun tipo di rancore verso coloro che esercitano un credo diverso.
Più volte infatti, Branagh lascia intendere che per i genitori e i nonni di Buddy conta più l’indole di una persona piuttosto che la sua fede. Tali valori li metteranno però in una posizione piuttosto scomoda, se non rischiosa, tanto da cominciare a pensare di trasferirsi in un altro paese, come l’Inghilterra o l’Australia, lontano dagli insensati e pericolosi tumulti di Belfast.
Ma cos’hanno in comune queste pellicole, oltre all’ambientazione irlandese e la presenza di Ciarán Hinds?
Spesso accade che un film riesca a fare breccia nel cuore degli spettatori grazie alla colonna sonora. Difatti non è assurdo affermare che a volte un titolo viene immediatamente associato ad una particolare canzone. Ad esempio, sfido chiunque ad ascoltare “You don’t own me” di Lesley Gore senza pensare a “Il club delle prime mogli”; oppure “I will follow him” senza immaginarsi il coro di suore guidato da Whoopi Goldberg in “Sister Act”. Ma queste sono solo alcune delle scene più iconiche che il cinema ci ha regalato.
Se prestiamo attenzione su “Veronica Guerin”, è lecito ricordare la determinazione della giornalista che si è battuta contro il narcotraffico. Tuttavia è altrettanto legittimo godersi quegli attimi di assoluta spensieratezza che un film duro e crudo come “Veronica Guerin” ha saputo offrire allo spettatore. Allo stesso modo, anche in “Belfast”, sebbene sia lontano anni luce dalla crudeltà del film di Schumacher, Kenneth Branagh è riuscito a inserire una sequenza musicale rappresentando l’amore tra i genitori di Buddy (Caitriona Balfe e Jamie Dornan).
E quindi, cos’è che accomuna “Veronica Guerin” a “Belfast”? La risposta è “Everlasting Love” (Amore Eterno), la canzone scritta da Buzz Cason e Mac Gayden, e incisa da Robert Knight nel lontano 1967.
Il brano di Cason e Gayden, parla di un amore talmente intenso da riuscire a superare qualsiasi tipo di ostacolo, che sia questo rappresentato dalla lontananza o il tempo, ebbe un grande successo alla fine degli ’60, tanto che col passare dei decenni, molti artisti decisero di proporne una propria versione.
E sono proprio due cover quelle che troviamo in “Veronica Guerin” e in “Belfast”. E, almeno a nostro avviso, entrambe sono perfettamente adeguate e rispecchiano il momento che i protagonisti si trovano a dover affrontare.
Chi ha visto il film di Branagh sicuramente ricorderà che il padre (Jamie Dornan), spesso deve assentarsi da casa e recarsi in Inghilterra per svolgere il suo mestiere di carpentiere. E così la madre (Caitriona Balfe), si troverà a dover fronteggiare le rivolte e gli scontri, allevando i propri figli, Buddy e Will, senza poter contare sull’aiuto del marito. Attraverso le parole di “Everlasting Love”, di cui in “Belfast” troviamo la versione dei Love Affair, Jamie Dornan, che in un primo momento sembra intonare la canzone adattata dal gruppo inglese, si esibirà in una serenata dedicata a sua moglie, cercando, attraverso la musica, le parole adatte per celebrare la donna che ama.
In “Veronica Guerin” invece “Everlasting Love”, questa volta la versione cantata dagli U2, potrebbe assumere un significato del tutto diverso. In un primo momento sarebbe lecito pensare che sia una celebrazione dell’amore famigliare, nonostante il rischio e le minacce a cui sono soggetti a causa dell’inchiesta portata avanti dalla giornalista. Infatti, mentre la voce di Bono risuona tra le pareti di casa Guerin, Veronica si esibisce in un ballo tanto sfrenato quanto liberatorio assieme al marito Graham e a loro figlio, il piccolo Cathal.
Tuttavia, alcune parti del testo, potrebbero presagire il triste epilogo del film.
Hearts gone astray, leaving hurt when they go
I went away, just when you, you need me so
…
Won’t you forget, welcome love we once knew
…
The way to lasting love
Like the sun that shines, endlessly it shines
You always will be mine, it’s eternal love
…
You’ll never be denied, everlasting love…
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