Fin dal primo momento in cui Walt Disney lesse il libro scritto da Pamela Travers, il suo obiettivo divenne quello di realizzare un film sulle avventure della bambinaia più famosa di sempre, Mary Poppins. Per far sì che il sogno diventasse realtà ci sono voluti quasi trent’anni, ma alla fine il creatore di Mickey Mouse riuscì a convincere P.L.Travers, ed oggi “Mary Poppins” è considerato il suo più grande capolavoro.

Proiettato nel 1964, “Mary Poppins” segnò svolta molto significativa nel campo della tecnica, presentando animazioni ed effetti speciali mai visti prima di allora. E questo non solo perché l’obiettivo di Walt fosse quello di creare una storia che intrattenesse e, allo stesso tempo, trasmettesse dei preziosi insegnamenti, ma anche perché dovette soddisfare le richieste di una donna pretenziosa come Pamela Travers.
L’incontro con gli Sherman
Nel 1960, dopo aver ottenuto i diritti dell’opera e il consenso della scrittrice per poter realizzare il film, Disney convocò Robert e Richard Sherman, compositori, musicanti e parolieri. In serbo per loro vi erano almeno due progetti: “Mary Poppins” e “La spada nella roccia”.

Ancor prima di avere un copione, Walt chiese loro di leggere il libro della Travers e di selezionare i capitoli, secondo loro, più consoni per essere adattati in un film musicale. Pochi giorni più tardi i fratelli consegnarono la loro copia del libro a Disney e il caso volle, che le parti della storia che avevano colto l’interesse dei due compositori erano le stesse selezionate da Walt. In quel momento Disney capì che “Mary Poppins” sarebbe stato un successo.
L’arrivo di P.L.Travers
L’accordo tra Pamela Travers e Walt Disney era molto semplice. Lei doveva avere l’ultima parola, tutto ciò che alla scrittrice non andava bene doveva essere modificato o cancellato.
Dopo due anni e mezzo dall’inizio della lavorazione, Disney invitò l’autrice agli studios per visionare i vari contenuti fino a quel momento realizzati: bozzetti, parole e musica. Sebbene tutti fossero fiduciosi di aver svolto un buon lavoro, a Pamela Travers non piacque nulla.

Iniziò così a collaborare con i membri dello staff che avevano l’onere di lavorare al progetto, alcune delle menti più geniali in circolazione: lo sceneggiatore Bill Walsh, il bozzettista Don DaGradi, e i fratelli Sherman.
Tutte le conversazioni inerenti al progetto “Mary Poppins”, furono registrate, come lei stessa desiderava. P.L.Travers, che aveva un legame molto intenso con la storia da lei scritta, pretendeva la perfezione. Tuttavia, dopo un lungo periodo di riflessione e trattative, fu costretta ad accettare alcuni compromessi. Difatti, si rese conto della necessità di modificare alcune parti del libro per rendere il romanzo un’opera cinematografica, senza però snaturare la trama e la morale del suo racconto.
La scelta del cast
Prima che Walt Disney decidesse di affidare il ruolo alla giovane Julie Andrews, erano state prese in considerazione molte altre attrici, tra cui Bette Davis e Angela Lansbury (futura protagonista di “Pomi d’ottone e manici di scopa”). Disney decise di assumere Julie Andrews dopo aver assistito ad uno spettacolo al Majestic Theatre di New York, dove recitava a fianco di Richard Burton. Disney rimase così folgorato dal talento della giovane attrice, che non aveva mai lavorato in uno spettacolo cinematografico. Difatti, finito lo spettacolo, corse dietro le quinte e lesse a Julie tutto il copione, spiegandole che, pur di vederla indossare i panni di Mary Poppins era disposto ad assumere anche suo marito, lo scenografo e costumista Tony Walton.

La cosa più difficile, secondo Walt, sarebbe stato convincere P.L.Travers che, ovviamente, doveva avere l’ultima parola sulla scelta del cast. Ma per fortuna la scrittrice concordò sul fatto che Julie Andrews fosse perfetta per la parte della magica tata.
Alla sua prima esperienza cinematografica, Julie Andrews vinse sia il Golden Globe che il Premio Oscar.
Ma la leggenda narra che il suo grande sogno fosse quello di portare sul grande schermo Eliza Doolittle, la protagonista di “My Fair Lady”, che la Andrews aveva più volte interpretato a teatro. Per sua (s)fortuna, Jack Warner (produttore dell’adattamento cinematografico) decise di non affidare a lei il ruolo, poiché non la riteneva abbastanza famosa. La scelta ricadde quindi su Audrey Hepburn. Quando Julie Andrews si aggiudicò il Golden Globe, nel febbraio del 1965, battendo proprio la sua grande amica Audrey, non mancò di “ringraziare” Jack Warner: “ringrazio un uomo che ha realizzato un magnifico film e che ha reso possibile tutto questo, Mr. Jack Warner!”.
Di seguito, la sua piccola dolce vendetta.
I piccoli Banks, ovvero Karen Dotrice (Jane) e Matthew Garber (Michael), avevano rispettivamente 9 e 8 anni, ed erano al loro secondo lavoro cinematografico insieme, dopo aver recitato ne “Le tre vite della gatta Tomasina” (sempre targato Disney). A Walt piaceva talmente tanto lavorare con loro, che dopo “Mary Poppins” affidò ai piccoli anche il ruolo dei fratelli nel film “La gnomomobile”. Purtroppo la loro collaborazione si interruppe molto presto. Dopo aver girato “La gnomomobile” i due bambini si persero completamente di vista e all’età di ventun anni Matthew Garber scomparve prematuramente.
Ma l’aneddoto più curioso avvenuto durante la lavorazione riguarda la scelta del personaggio mamma Banks.

Quando Walt Disney contattò Glynis Johns per offrirle un ruolo in “Mary Poppins”, l’attrice era al settimo cielo perché pensava che avrebbe avuto la parte della protagonista. Quando però, durante una riunione scoprì che avevano già scelto Julie Andrews, Disney per riuscire ad averla nel cast, nel ruolo della madre dei piccoli Banks, le mentì dicendole che aveva già in serbo una bellissima canzone scritta apposta per lei. Non appena il colloquio con Glynis Johns terminò, Walt chiamò immediatamente gli Sherman per poter riparare alla bugia. E fu così che i due talentuosi compositori scrissero la canzone delle Suffragette.
La danza dei pinguini
I fratelli Sherman creavano le melodie e le canzoni e sulla base del loro lavoro, Don Dagradi disegnava i bozzetti per le scene. Difatti, fu dopo aver ascoltato “Com’è bello passeggiar con Mary”, che il bozzettista disegnò la sequenza in cui la protagonista e Bert venivano serviti da tre camerieri con le sembianze di tre pinguini.

Per realizzarla, Disney affidò il compito a due suoi fidati collaboratori, nonché suoi carissimi amici: Frank Thomas, uno dei disegnatori più in gamba della squadra di Walt, che lavorò sul balletto dei pinguini, e Ub Iwerks, storico amico del Creatore di Idee, che si occupò dell’animazione. Fu sua l’idea di utilizzare la tecnica dei vapori di sodio (usata in precedenza per il film “Un professore tra le nuvole”) per conciliare sullo stesso piano sequenza Bert e le figure animate dei pinguini. Dick Van Dyke venne ripreso per primo mentre ballava da solo di fronte ad uno schermo illuminato con delle lampade a vapore di sodio, che proiettavano una luce arancione che avrebbe reso più semplice aggiungere la parte animata. Una volta terminata la ripresa, Robert Stevenson (il regista) impressionò su pellicola il balletto di Van Dyke. In seguito, gli animatori aggiunsero i pinguini animati. Il risultato fu superlativo.
Peter Ellenshaw
Disney era consapevole che per realizzare un progetto ambizioso come “Mary Poppins” aveva bisogno dei migliori talenti creativi a sua disposizione. Per tal motivo, commissionò al pittore Peter Ellenshaw, suo collaboratore dai tempi de “L’isola del tesoro” e “20.000 leghe sotto i mari”, una serie di dipinti che mostrassero, fin nei minimi dettagli, tutto lo splendore di Londra.

Ellenshaw creò 100 vedute panoramiche di Londra, al fine di ottenere degli ambienti realistici e, a volte, animati. Per farlo praticò dei piccoli fori nei dipinti per poi illuminare il tutto da dietro, ottenendo un effetto “notte illuminata” che donava a Londra l’aspetto di una città fiabesca.
Movimenti e coreografie
“Mary Poppins” segnò un percorso di innovazione per quanto riguarda gli effetti visivi. Proiettato per la prima volta nel 1964, riuscì ad affascinare gli spettatori, che rimasero incantati di fronte a tanta magia, specialmente nel vedere i personaggi che fluttuavano in aria. Un effetto che i tecnici ottennero applicando, con del nastro adesivo, alcuni fili trasparenti sul dorso dei protagonisti, in modo da poterli facilmente sollevare da terra e farli rimanere sospesi in aria il più a lungo possibile.



Tale espediente consentì la realizzazione di alcune scene davvero iconiche, come la famosa discesa dal cielo di Mary Poppins, la sequenza a casa dello Zio Albert e, naturalmente, la coreografia di “Tutti Insiem”.
Supercalifragilistichespiralidoso
Realizzare “Supercalifragilistichespiralidoso” fu un’impresa assai difficile. La scena, in cui vediamo Mary e Bert interagire con un’orchestra, composta interamente da personaggi animati, fu ancora più impegnativa rispetto alla sequenza dei pinguini.

Ogni strumento dell’orchestra, venne registrato singolarmente, per essere aggiunto in seguito agli altri strumenti con lo scopo di formare un’unica melodia. Anche le voci di Mary e Bert vennero registrate in studio e aggiunte successivamente. I due attori difatti, cantarono in playback e il tutto venne poi congiunto e inserito nella sequenza finale.
Il tutto doveva combaciare alla perfezione.
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Siamo AlexMadoka (Alessia) e il Signor Nessuno (Andrea), fondatori di Elementocreativo.it, due ragazzi convinti che la creatività sia il bene supremo della vita. Nostalgici per natura, apparteniamo ai favolosi anni ’80, epoca di grandi film e successi musicali. Viviamo di cinema, musica e letteratura, in pratica ci nutriamo di tutto quello che si può considerare arte e mistero… sognando un giorno di poter approdare sull’Isola che non c’è in groppa a Falcor il Fortunadrago.