Come reagireste se scopriste che invecchiate a vista d’occhio? Come reagireste se scopriste che vi rimangono soltanto una manciata di ore prima che il vostro corpo decada definitivamente alle ingiurie del tempo che passa?
Pierre Oscar Levy, autore di “Castello di sabbia”, nella stesura della sua opera ha provato ad immaginare i comportamenti, le reazioni che il comune essere umano potrebbe avere di fronte ad una situazione del genere e, a mio modo di vedere, la sua teoria non si discosta molto dalla realtà.

In una piccola insenatura nascosta, si trova una spiaggia, un piccolo angolo di paradiso che solo pochi turisti hanno il privilegio (o la sfortuna) di raggiungere: tre coppie con e senza figli, un animale domestico, un giovane immigrato, uno scrittore di fantascienza. Quattordici persone, costrette contro la loro volontà a scoprire il lato più oscuro dell’“homo sapiens”.
Loro malgrado, durante una vacanza, si troveranno a dover affrontare un mistero dal quale sembra impossibile scappare.
Pierre Oscar Levy, si trova di fronte al difficile compito di affrontare, sotto una chiara e precisa metafora, l’estinzione del genere umano. E lo fa sinceramente, senza veli, accentuando poco a poco le scelleratezze dell’uomo, tra pensieri impuri, maleducazione, razzismo, violenza e guerra.
Ogni personaggio, a modo suo reagisce in maniera convenzionale, lasciando sì poca immaginazione al lettore, ma lo fa ragguagliando lo spettatore che la realtà è molto più vera di quanto si pensi.



Difatti, le scelleratezze di ogni singolo possono essere decifrate con semplicità, e le allusioni non sono poche. Fin dalle prime pagine del “Castello di sabbia” non è difficile comprendere l’indubbio riferimento al desiderio di un uomo che, di fronte alla tentazione, preferisce fungere da spettatore, ma che alla prima occasione, cede all’istigazione.
Un’altra dimostrazione alquanto evidente vien da parte di un fanciullo, come a voler sottolineare da parte dell’autore la gravità di una mancata educazione (e il modello genitoriale non è affatto di esempio) e che il pentimento che ne dovrebbe derivare è inesistente. Probabilmente perché invece di correggere ed educare il comportamento di un figlio, viene usata la forma di violenza usata più comunemente?
In un bianco e nero cui è difficile sottrarsi, tra ansia, crudeltà e in un mix di adrenalinica curiosità, spingono il lettore a voltare ogni pagina del fumetto e porsi mille domande sulle conseguenze che tutto quel che succede alle quattordici persone coinvolte possa essere in qualche modo riconducibile alla nostra realtà quotidiana. E se potesse succedere anche a noi, come ci comporteremo in una situazione del genere? Andremmo fuori di testa. E se fossimo così egoisti da non concederci neanche un frammento di tempo per dirci addio? E un addio, è così importante? Un ultimo desiderio che valga una vita intera, è così importante? A chi è che realmente diamo importanza?
L’opera senza veli di Pierre Oscar Levy è la dimostrazione di cosa significa essere umani, e di come tra esseri umani sia difficile comunicare e, soprattutto, coesistere.
I riferimenti biblici non mancano. In un luogo dove “il tempo” scorre alla velocità della luce, era impensabile non cogliere il riferimento al peccato originale: Adamo ed Eva. Ed è proprio a causa di questo riferimento che avremo il finale perfetto. Perché in fondo, l’esistenza è solo una ruota che gira, e una nuova estinzione è proprio dietro l’angolo.
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Penso che la Creatività sia il bene supremo della vita. Nata e cresciuta a Vhs e “Ritorno al futuro”, possiedo un’anima old style! Amo star in solitudine e ascoltare la musica che più mi si addice. Amo il Blues, il Rock’n Roll e le voci di Billie Holiday, Etta James, e Janis Joplin. Adoro il cinema classico dell’età d’oro di Hollywood, gli anni ’80, Battisti e i volti su cui so cogliere ogni emozione. Vivo di ricordi. Costantemente sull’isola che non c’è, non seguo le mode, seguo me stessa.