“17 anni”, il fumetto di Yoji Kamata e Seiji Fujii che racconta il martirio della giovane Sachiko ispirando alla vicenda di Junko Furuta. Il vero fatto di cronaca sconvolse il Giappone degli anni ’80.

Quanto segue è una storia di violenza e di abusi. Il racconto di un reale fatto di cronaca che alla fine degli anni ’80 sconvolse l’intero Giappone. Se siete deboli di cuore o particolarmente empatici o sensibili, vi consigliamo di astenervi dalla lettura.
Quarantaquattro giorni vissuti all’Inferno. Questa è la punizione che il pregiudicato diciassettenne, nonché membro della Yakuza, Jo Kamisaku e i suoi galoppini (Hiroshi Miyano; Shinji Minato; Yasushi Watanabe) inflissero a Junko Furuta, una studentessa del secondo anno delle superiori, colpevole di aver rifiutato le avance di Kamisaku e della sua banda.
Un martirio cominciato nel novembre del 1988 e terminato, con la tragica morte di Junko, il 4 gennaio del 1989.

Quarantaquattro giorni di torture sia fisiche che psicologiche, percosse, abusi e mutilazioni. Dopo il rapimento, Junko venne tenuta prigioniera in una delle case di proprietà della famiglia Minato dove subì sevizie di ogni genere da parte dei suoi carnefici. Questi, oltre alla violenza fisica, la costrinsero a compiere atti indicibili e umilianti. E per sviare le indagini della polizia, la obbligarono a chiamare i suoi genitori per comunicare loro di non preoccuparsi, che si trovava in un luogo sicuro e che per un po’ sarebbe rimasta fuori città.
Infine, il 4 gennaio 1989, dopo aver subito l’ennesimo pestaggio, Junko Furuta fu bruciata viva e in seguito murata con del cemento all’interno di un vecchio barile. Soltanto la testimonianza di un ex membro pentito della Yakuza consentì alle forze dell’ordine di rinvenire il corpo martoriato della povera studentessa.
Dopo il ritrovamento del corpo di Furuta, i quattro sequestratori vennero arrestati. Tuttavia, godendo del fatto di essere minorenni, scontarono una condanna minima, neanche paragonabile e ciò che si sarebbero realmente meritati.
L’omicidio di Junko Furuta fu un crimine talmente efferato e violento che costrinse il governo nipponico a modificare la legge sulle condanne verso i cittadini minorenni. Difatti, l’età per la piena responsabilità penale venne abbassata prima a sedici anni e poi a quattordici.

Una vicenda quella di Junko Furuta che ebbe un impatto fortissimo sia sulla sensibilità che sulla cultura giapponese. Invero, tale episodio divenne fonte di ispirazione per libri, canzoni, film e opere fumettistiche.
Una di queste è il manga firmato da Seiji Fujii e Yoji Kamata, “17 anni”, edito in Italia da J-Pop.
Sebbene lo scopo dei due fumettisti asiatici sia quello di raccontare una storia fortemente ispirata al truce omicidio di Furuta, gli eventi narrati tra le pagine del manga non sono neanche lontanamente paragonabili alle torture subite dalla giovane studentessa.
Nonostante i risvolti (specialmente sul finale) risultino edulcorati rispetto alla storia vera, “17 anni” è una storia tanto cruda quanto emotivamente coinvolgente. È un racconto che colpisce direttamente al cuore e allo stomaco senza mezze misure e senza impregnare la narrazione di inutili buonismi. Le torture subite da Sachiko (la ragazza rapita e seviziata nel fumetto) potrebbero risultare “meno cruente”, ma non per questo meno disturbanti e, soprattutto, meno ignobili e violente, rispetto quanto ha dovuto sopportare la povera Junko, probabilmente a causa di una scelta stilistica degli autori, ricreando sì la storia vera della povera Junko, ma adattandola ad un pubblico di lettori.
Ma sia ben chiara una cosa. Nonostante la vicenda sia stata romanzata rispetto a quanto avvenuto in realtà, il martirio a cui è sottoposta Sachiko nel fumetto di Fujii e Kamata è una feroce quanto angosciante testimonianza di una serie di tormenti e crudeltà che, al pari di quanto accaduto a Furuta, devasterà sia il corpo che l’anima della studentessa. Difatti, il manga di Fujii e Kamata è una diretta documentazione, una prova tangibile, di quanto l’animo umano possa essere contorto e sadico.
Attorno alle atrocità perpetrate da un gruppo di adolescenti ai danni di una loro coetanea, gli adulti assumeranno un atteggiamento di totale indifferenza, se non di vigliaccheria, che lascerà Sachiko sola in un abisso colmo di dolore.
E in mezzo ad una tale marmaglia di anime pusillanimi, spicca la figura di Miki. La sorella gemella di Sachiko, sarà l’unica in grado di affrontare quel terrore e quell’impassibilità che attanaglia la mente degli adulti. E, come metafora di determinazione e forza, Miki, una ragazza di soli “17 anni”, affronterà il mondo intero pur di trovare la sorella scomparsa.



In contrapposizione al personaggio di Miki, si sviluppa quello di Hiroki, il narratore della storia, l’ultimo arrivato nella banda di Miyamoto, e che insieme a Tsuji, Mizuno e Takashi saranno gli oppressori che terranno segregata Sachiko. Coetaneo delle due gemelle, in più di un’occasione Hiroki si troverà di fronte a un bivio e, pur avendo la possibilità di fare la cosa giusta, si arrenderà alla vigliaccheria sottomettendosi alla mercé di Miyamoto.

Pur raccontando un argomento delicato, non propriamente semplice da trattare, “17 anni” risulta essere un’opera altamente empirica nelle immagini e scorrevole nella lettura, merito anche del tratto assolutamente realistico di Kamata.
Difatti, il disegnatore è riuscito a trasmettere sia il malessere fisico della vittima Sachiko, enfatizzando la devastazione a cui è sottoposto il suo corpo, sia le emozioni di ogni singolo personaggio, in grado di esprimere ogni tipo di emozione attraverso un semplice sguardo: sofferenza, rabbia, paura, apatia, determinazione.
I quattro numeri che compongo il manga sono presentati da J-Pop in un raffinato box da collezione, arricchito, alla fine di ogni volume, da una riflessione del professore di diritto comparato alla prestigiosa università di Nagoya, Giorgio Fabio Colombo, uno dei massimi esperti italiani nel campo della cultura nipponica. Un commento che aiuta il lettore a metabolizzare quanto ha appena letto, nonché un approfondimento sull’impatto sia culturale che giuridico che la vicenda di Junko Furuta ha avuto sulla popolazione giapponese.
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Siamo AlexMadoka (Alessia) e il Signor Nessuno (Andrea), fondatori di Elementocreativo.it, due ragazzi convinti che la creatività sia il bene supremo della vita. Nostalgici per natura, apparteniamo ai favolosi anni ’80, epoca di grandi film e successi musicali. Viviamo di cinema, musica e letteratura, in pratica ci nutriamo di tutto quello che si può considerare arte e mistero… sognando un giorno di poter approdare sull’Isola che non c’è in groppa a Falcor il Fortunadrago.